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Dopo una lunga e controversa giurisprudenza in materia di errori nel calcolo della pensione da parte dell’Inps, e del datore di lavoro, la Cassazione, con la pronuncia 17417/2016, si è espressa in tema di pensione maggiorata per errore del datore di lavoro nella trasmissione dei dati all’Inps, e sulla conseguente responsabilità dell’Istituto e sull’eventuale possibilità di richiedere indietro quanto erroneamente versato.
La soluzione della Corte di Cassazione consiste nel ritenere non sussistente in capo all’Inps l’onere di vigilanza e controllo dei dati trasmessi dal datore di lavoro.
In conclusione:
- nel caso di pensione maggiorata a causa della trasmissione da parte del datore di lavoro di dati non corretti, le somme indebitamente percepite dall’ex lavoratore dovranno essere restituite con gli interessi, per mancanza di una delle condizioni della pretesa irripetibilità, ovvero la imputabilità dell’errore all’ente erogatore.
- nel caso di pensione maggiorata a causa di una svista dell’Inps, al lavoratore in pensione non potrà essere richiesta la restituzione dell’indebito, sempre che sussistano anche le altre tre condizioni previste dalla legge, cioè: il pagamento delle somme in base a formale e definitivo provvedimento, l’assenza della malafede dell’interessato e la comunicazione del provvedimento al pensionato.
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